Ho finito di studiare. Devo scrivere il curriculum vitae e cercare il Lavoro. Non che non abbia mai scritto un cv o non abbia mai cercato lavoro ma adesso devo farlo seriamente. Ok! Iniziamo da una semplice domanda: cos’è un curriculum vitae?
E’ la storia formativa e lavorativa della mia vita.. vita che ho vissuto io.. ergo niente di più facile da scrivere per me, giusto?
No. Niente di più così lontano dalla realtà.
Innanzitutto c’è differenza – una difficile da intuire – tra curriculum vitae e resume. Inoltre, ci sono un centinaio di tipi di curriculum: funzionale, anticronologico, creativo, americano, europeo..ecc. ecc. Infine, devi riuscire nell’arduo compito di essere sintetico (non più di due pagine) senza sembrare uno sfaticato che non ha fatto molto nella vita e senza saltare tutte le altre esperienze, come il volontariato (“molto apprezzato soprattutto nei paesi anglosassoni”), cercando contemporaneamente di riassumere le cose che hai appreso e gli obiettivi che hai raggiunto in ognuna delle esperienze che citi.
Sembra difficile?
Prova ad aggiungere il desiderio di far arrivare attraverso una semplice lettera di presentazione tutto quello che sei e che sei certa di riuscire a fare e ora dimmi se non ti sembra che fare un curriculum sia di per sé un lavoro.
E in effetti, proprio come un lavoro, richiede tempo, sforzo e volontà.. tutte cose che ho impiegato negli ultimi giorni al fine di preparare un ottimo cv da mandare a New York.
Il risultato non si avvicina nemmeno lontanamente a quello che i migliori siti internet in materia ritengono che sia un ottimo curriculum. Non è sintetico ( cinque pagine è il massimo della sintesi che sono riuscita a fare), non è creativo (non c’è nemmeno una parola colorata), non è accattivante (mi sono annoiata io stessa a leggerlo), non è funzionale (non sono riuscita a capire come caxxo si fa un curriculum funzionale!). Non è un sacco di cose insomma. Non è neanche un curriculum a parer mio.. ma piuttosto un elenco di cose che ho fatto, intervallate da parole che cercano di inserirle nella scatolina giusta (educazione, lavoro, hobbies, ecc.).
E soprattutto non è il curriculum che io vorrei scrivere o vorrei leggere se dovessi scegliere delle persone a cui affidare un lavoro.
Il mio curriculum ideale è molto diverso. Sarebbe più o meno così:
Elisabeth Di Luca
Elisabeth è il nome scelto da mia sorella. Mia sorella si chiama Palma. Già questo dimostra l’amore che provava per me, scegliendo un nome tanto diverso dal suo e da tutti i nomi scelti fino a quel momento nella mia famiglia: nomi di gente morta o in procinto di morire, nomi vecchi o da vecchi, strani e tipicamente oggetto di burle da parte dei compagni di scuola (come Palma, appunto! “E cosa sei un albero?”, “Palma de Majorca??” e così via). Nei miei studi sull’educazione, ho avuto modo di approfondire l’importanza del nome nella programmazione educativa del bambino, che tende a rimanere schiacciato o a rispettare l’aspettativa creata da quella particolare scelta. Io ho rispettato l’aspettativa. Un nome diverso da tutti quelli dati nella mia famiglia mi ha assegnato inconsciamente il compito di essere diversa dalle persone che li portavano. Compito che ho rispettato, nel bene e nel male. Pecora nera della famiglia, piena di tatuaggi e piercing, che ha fatto sesso per la prima volta a 14 anni (ovvero 10 anni prima dell’età media in cui le donne della famiglia Di Luca avevano fatto sesso fino a quel momento), che ha deciso di fare il Liceo Classico interrompendo la tradizione di iscriversi alla Ragioneria (“perché almeno hai un pezzo di carta che ti fa lavorare”) e così via..
Sempre diversa e sempre criticata. E perché ho scelto di iscrivermi all’università – “togliendo braccia per il lavoro” – e poi perché l’ho lasciata per andare a lavorare e nuovamente quando ho lasciato il lavoro per re-iscrivermi all’università. Oggi sono felice di aver aperto la strada a tutte le altre donne della mia famiglia, che dopo di me hanno avuto nomi moderni e non collegati a particolari tragedie familiari, che finalmente si masturbano e che quindi hanno una sessualità più sana e soprattutto un po’ più precoce, donne che si iscrivono liberamente alle scuole che più preferiscono e che sono libere di fare scelte sbagliate e cambiare idea più volte.
Di Luca è il mio cognome, quello che mi ha dato mio padre. Quando sono nata non c’era ancora la possibilità di dare anche il cognome della madre, in Italia.. figuriamoci in Sicilia. Non ho preso molto dai Di Luca ma sicuramente ho preso il meglio. Da mio padre la voglia di lavorare. Mio padre è uno di quegli italiani che è andato a vivere 25 anni all’estero, a fare tre lavori diversi per mettere da parte i soldi necessari ad aprire un’attività in Sicilia. Dal niente ha creato un’azienda che prima della crisi andava molto più che bene. Mio nonno, invece, mi ha lasciato la nonviolenza. Nella Sicilia degli anni 40, veniva preso in giro da tutti i compaesani perché non picchiava i figli. E lui non se ne curava minimamente. Neanche con un dito, li toccava.
Via X, n. 0 Pisa
A Pisa ci sono arrivata per amore. Amore per il mio ex fidanzato che voleva tornare in Italia (vivevamo a Brisbane, in Australia) e amore per lo studio. Avevo deciso di iscrivermi all’Università e un’amica del mio ex mi parlò di Scienze per la Pace: fu amore non appena vidi il piano di studi. A Pisa mi sono sentita a casa per molti anni. Adesso però sento che è arrivato il momento di andare via, spiccare il volo.
elisabeth_diluca@hotmail.it
Questa è la mia mail “professionale” ma la mia vera mail è “elisabeth_peace@hotmail.com”. Lo è stata da sempre, sin da quando ancora si chattava su Messenger di MSN e ci volevano quattro minuti per connettersi ad internet.
380/xxxx060
Il mio numero storico, avuto con il primo cellulare passatomi da mio padre: un Motorola durato ben dieci anni. Un cellulare che ho rimpianto, una volta rottosi, e che continuo a rimpiangere. Dopo quello, infatti, ne ho avuti altri tre in due anni, tutti di mio padre e tutti “usa e getta”. Finalmente l’anno scorso ho comprato un cellulare nuovo, touch, che ha whatsapp.. e che va molto peggio di tutti gli altri!
…cos’altro? Mmm.. ci penso e vi faccio sapere!
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