“E perché no?”

“Perché è successo proprio a me?”. Quante volte abbiamo pensato, detto o sentito dire a qualcuno questa frase? Quando ci succede qualcosa di spiacevole, automaticamente ci chiediamo cosa abbiamo fatto di male per meritarci ciò che ci è accaduto; e quando la risposta è “niente, non ho fatto niente di male”, allora sorge spontanea la famosa frase “Perché proprio a me?”. Come se la vita fosse un sistema lineare di azioni e reazioni, ricompense e punizioni per ciò che facciamo, diciamo o pensiamo. Ma da cosa deriva questo modo di pensare così illogico e lontano dalla realtà? Forse dal retaggio cristiano; poco importa, però.

L’unica cosa che importa, è liberarsi quanto prima del pensiero magico: “se mi comporto bene, mi succedono cose belle, altrimenti mi succederanno cose brutte.”. La vita è caotica, imprevedibile, impermanente e tutt’altro che lineare.

La prossima volta che ti succede qualcosa che non ti piace, fermati e pensa: “E perché no? Perché non a me?”. In un mondo in cui tutto succede in modo completamente random (basta pensare alla casualità che ti porta a nascere in un paese ricco o povero, con qualche malattia o in piena salute, ecc. ) perché quella cosa che proprio non volevi, non doveva accadere a te?

Se vuoi smettere di soffrire, liberati dalla visione in bianco e nero della vita, che ti rende vittima di una ingiustizia ogni qual volta ti succede qualcosa di spiacevole anche se ti sei comportato bene. In questo modo proverai dolore nel momento stesso in cui succede ma non soffrirai nel tempo, continuando a ripeterti una narrativa che ti rende la vittima della situazione. Il tuo dolore sarà verticale, puntuale. E non orizzontale, protratto nel tempo.

Quando cominci a sentire quella voce che dice “Perché proprio a me!?” rispondile “E perché no?”.