Avrei potuto colpire. Duro. Nel punto dove fa più male. Esattamente come ha fatto lui. E la tentazione c’è stata. Giuro che c’è stata. Ma non voglio che le mie azioni siano delle reazioni a ciò che fanno gli altri. Significherebbe esserne schiava.

Avrei potuto gridare a tutti la verità. Ma a che servirebbe? Chi mi conosce la sa già. E degli altri perché dovrebbe importare? Erano importanti di riflesso. Erano importanti per lui e quindi di conseguenza lo erano per me. Adesso non contano più.

Avrei potuto dare meno, essere meno, avrei potuto non dare troppe possibilità. Ma forse sarei rimasta con il dubbio, con quella domanda che scava lentamente come l’acqua nella roccia: come sarebbe andata se lo avessi fatto? Preferisco avere rimorsi che rimpianti. Preferisco questo dolore nel petto piuttosto che il nulla. Adesso almeno so di essere capace di amare in un certo modo. Di non essere una frigida del cuore.

Non mi resta da fare altro che scrivere via tutto il dolore, consegnarlo a chi lo vorrà ascoltare e a chi si rivedrà in ciò che scrivo, come ho fatto da quando ho memoria di me. Il resto verrà da sé e quando questo dolore passerà, resterà solo l’orgoglio di essere rimasta fedele a me stessa.