Il mio Paese è in guerra. Solo che ad essere bombardati non sono le città ma i cuori, e il campo di battaglia è dentro le persone, non fuori.
Il mio Paese sta sanguinando. I suoi figli Rom, gay e di colore vengono picchiati, feriti con pistole, minacciati di morte.
Il mio Paese ha un cimitero grande quanto il mare e un Ministro dell’odio che lavora, instancabile, per riempirlo di cadaveri.
Il mio Paese è spaccato a metà: da una parte il disprezzo, dall’altra la compassione. Da una parte l’ omissione di soccorso, il razzismo, l’omofobia e dall’altra l’accoglienza, la lotta contro le ingiustizie, il desiderio di libertà e uguaglianza.
Il mio Paese è in guerra. Ma ancora non lo sa.