Come decidere di essere felici

Cosa significa “la felicità è una decisione”? Sembra una di quelle frasi fatte che la gente pubblica sui social per sembrare saggia, ma non lo è. La confusione sorge dal fatto che manca tutta la spiegazione che c’è dietro: la felicità è la decisione di essere grata per quello che hai invece di lamentarti per quello non c’è. Decidere di accettare la fine di un qualsiasi tipo di relazione invece di ostinarsi a trattenere delle persone che non vogliono rimanere. Decidere di custodire i bei ricordi invece di rimuginare sulle situazioni spiacevoli. Decidere di fare del proprio meglio per raggiungere i tuoi obiettivi invece di invidiare chi già è arrivato. In sostanza è decidere di distogliere la propria attenzione dalla mancanza e di coltivare la gratitudine. E anche decidere di lasciar fluire la tristezza, la rabbia, la paura: in pratica smettere di raccontare e raccontarsi la storia legata a queste emozioni e lasciarle essere, sentirle senza giudizi e senza narrativa (“perché lei ha fatto questo”, “ma se non fosse successo quello”, ecc.). Sentirle con il corpo e non riviverle con la mente.

Silvia, stavolta non sei sola

Ciao Silvia,

come stai? come ti senti?

Mi viene istintivo scriverti come si farebbe con un’amica anche se non ci conosciamo e tu non hai mai nemmeno sentito parlare di me. Io sì, ovviamente. Tanto. E per tanto tempo ho lottato come moltissime altre italiane (e italiani) affinchè la tua assenza non diventasse “normale”.  E poi, proprio quando stavo per perdere le speranze è arrivata la notizia della tua liberazione.

Nel pieno di una crisi sanitaria e sociale assurda ho vissuto il tuo ritorno come il segno che tempi migliori stanno per arrivare. Le pagine dei giornali e le bacheche di facebook e degli altri social si sono riempite della tua faccia sorridente, e per un po’ hanno smesso di parlare di morti, guariti e contagiati.

Ma è durata poco cara Silvia perchè hai fatto qualcosa di imperdonabile.. ti sei permessa di decidere che religione seguire, che vestiti indossare, che nome darti.

In un Paese che si vanta di essere una democrazia in cui le donne non sono considerate oggetti e godono delle stesse libertà degli uomini, le critiche che ti rivolgono per le tue scelte religiose sono il paradosso più grande: dimostrano infatti che noi donne siamo libere finchè la nostra libertà rientra dentro le cornici stabilite dalla società, dal buon costume.. ovvero dall’italiano medio.

Eh si, sei tornata libera solo per scoprire che nemmeno una pandemia e una crisi sociale mondiale sono riuscite a cambiare le contraddizioni di cui siamo prigioniere tutte, da sempre.

Ma non ti preoccupare Silvia, stavolta dentro questa prigione non sei sola.