“Sei troppo sensibile” mi ha detto, mentre piangevo e le spiegavo la sofferenza che provo ogni volta che un gommone si capovolge, ogni volta che ci sono dispersi in mare. “Sei troppo sensibile” mentre le spiegavo perché  per me è  così importante che almeno lei non sia d’accordo con la chiusura dei porti: “Tu lo sai che ci potrebbe essere il mio piccolo in mare, tu lo sai quanto ho sofferto quando è scomparso nel nulla.”. Lei lo sapeva. Ero tornata dall’Africa solo da otto mesi quando qualcuno se l’era portato via e lei c’era. Mi aveva detto anche che capiva il mio dolore, che “anche se non l’hai partorito, questo non lo rende meno tuo figlio”. Chi lo sa, forse se avessi avuto il tempo di adottarlo legalmente, oggi il mio dolore sarebbe più legittimo ai suoi occhi. Forse no. Non importa. Con quest’ultima tragedia non sono morte solo 100 persone, per me è  morta anche lei. E temo che ne moriranno anche altri.

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